Comunicato Stampa sul Rientro a Scuola degli Studenti
Ieri sono tornati in classe la maggior parte di studenti delle classi seconde e terze medie, ma gli studenti delle medie delle zone rosse rimaste (Campania, Toscana e Abruzzo) e delle superiori restano in didattica a distanza. E il governo, per questi ultimi, non intende far riprendere la didattica in presenza almeno fino al 7 gennaio. Almeno, perché non è assolutamente certo che questo avverrà.
L’ultima idea del governo sulla scuola infatti è chiedere ai prefetti, e non al ministero dell’Istruzione, di riaprirla dopo l’Epifania. Stando a questa ipotesi, discussa dalla ministra dell’Istruzione Azzolina, dalla responsabile dell’Interno Lamorgese e dei Trasporti De Micheli, toccherebbe ai Prefetti cercare una mediazione con i presidenti delle regioni. E i Presidenti, si sa, possono varare ordinanze più restrittive rispetto ai «Dpcm». Abbiamo già assistito a quanto accaduto in Puglia e in Campania, dove sono stati presi provvedimenti che hanno chiuso le scuole prima che lo facesse il governo. Addirittura, nel caso pugliese i Tar di Bari e di Lecce hanno espresso pareri opposti sulla riapertura e sulla chiusura, e così si è deciso che siano i genitori a scegliere se inviare i figli alla scuola elementare e media dell’obbligo. In Campania, la scuola è stata aperta per pochi giorni e poi subito richiusa per cui da marzo gli studenti di questa regione, hanno fatto solo due settimane di lezioni in presenza.
Ci sembrerebbero sufficienti questi casi, per capire che la proposta che sta venendo avanti creerebbe ancora più confusione, incertezze e discriminazioni.
E’ evidente che il governo italiano, a differenza della maggior parte dei governi europei, non è in grado di garantire lo svolgimento regolare dell’ anno scolastico in presenza. Ciò accade perché è fallito il piano dei trasporti mentre la medicina territoriale è stata annunciata, ma è rimasta sulla carta.
Non ribadiremo mai abbastanza che la didattica a distanza non può essere equiparabile alla didattica in presenza: l’insegnamento non è una mera trasmissione nozionistica di saperi. In classe ci si confronta, si cresce culturalmente, emotivamente, socialmente. La mancanza della dimensione ludica, sociale, ricreativa e sportiva che si realizza in ambito scolastico avrà un impatto devastante in adolescenti e ragazzi.
La didattica a distanza inoltre impedisce le attività di laboratorio che costituiscono per molti alunni, soprattutto i più fragili, un valido supporto al proprio apprendimento e motivo di inclusione nel gruppo classe, in cui tutti partecipano alla costruzione della propria conoscenza sfruttando le proprie specificità e le proprie doti. Per non considerare le difficoltà di coloro che vivono in condizioni di povertà educativa ed abitativa, e che magari sono costretti a convivere nella stessa stanza con i familiari durante le video lezioni, o, e non è raro, non si possono collegare a causa della condivisione dello stesso dispositivo con i fratelli, della totale assenza di pc o di connettività.
Per tutto ciò è necessario mettere in atto il più rapidamente possibile il rientro a scuola di tutti i ragazzi, ma evitando improvvisazioni che non lo garantirebbero a tutti e in egual misura.
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