I nostri dubbi sul nuovo Ministero per la Transizione Ecologica
Come Rifondazione abbiamo immediatamente denunciato che il Ministero della Transizione Ecologica era una poco credibile trovata, copiata da Macron, il cui governo, peraltro, è stato condannato da un tribunale per non aver intrapreso azioni adeguate a combattere i cambiamenti climatici. Così come abbiamo denunciato che le posizioni del ministro nominato da Draghi erano inquietanti e contraddittorie.
Robotica, nanotecnologie, polimeri, elettronica, fisica quantistica, armi e sistemi d’arma, questo c’è nel curriculum di Roberto Cingolani, dal 2019 responsabile dell’innovazione tecnologica della Leonardo spa, azienda attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza e dal 12 febbraio scorso nuovo ministro dell’Ambiente, del territorio e del mare, in attesa che il ministero cambi nome con un decreto legge.
Alcune dichiarazioni del neo ministro creano molti dubbi sulla sua idoneità per dirigere la partita strategica della transizione ecologica.
“Le rinnovabili…non risolvono tutti i problemi, soprattutto non sono utilizzabili in maniera continua come vogliamo e dove vogliamo… Il costo energetico di tutte le cose che desideriamo avere è molto elevato. Da un lato pretendiamo molto dalla tecnologia come se fosse tutto gratuito, dall’altro non vogliamo oleodotti, gasdotti, nucleare…”
Cingolani spazza via ogni velleità green precisando come la benzina sia efficace ed insostituibile: “siamo lontani dal poter fare a meno dei veicoli a benzina. Inoltre abbiamo un’altra limitazione importante: serve un’infrastruttura di ricarica, come i benzinai, da trovare ogni 30 km. Ma a differenza dei benzinai dove il pieno si fa in un minuto, la ricarica della batteria può portare via 40 minuti”.
Nel 2018, ospite della Leopolda, veniva interrogato da Renzi sulla sua idea di sostenibilità, “l’ecosostenibilità nel lungo termine non ci sarà… lo scienziato deve analizzare le cose in maniera fredda e onesta”.
Nel 2019, Cingolani approda alla Leonardo per ricoprire la carica di responsabile dell’innovazione tecnologica, contribuendo in maniera “fredda e onesta”, come si compete ad un vero scienziato, ad ingrossare il business dell’hi-tech militare made in Italy.
Dobbiamo passare sopra al fatto che Leonardo sia tra i più gettonati fornitori di sistemi d’arma (cacciabombardieri, fregate, sistemi di puntamento, addestratori, missili, ecc.) a regimi criminali e/o guerrafondai come, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Regno Unito, Israele, Stati Uniti ed Egitto?
O che questa multinazionale, per la quale il neoministro produce innovazione, stia, insieme alla Francia, nel consorzio MBDA coinvolto nello sviluppo di vettori per testate atomiche?
Qualcuno dirà che in fondo non ha importanza che il neo ministro green si occupi anche di “Difesa”, ma la realtà è che se si parla di ambiente, le attività militari sono tra le più pesantemente clima-alteranti e nocive.
Basti pensare che il solo apparato bellico statunitense inquina come 140 Paesi.
In molti avevano chiesto a Draghi, durante le consultazioni e dalle pagine dei principali quotidiani, di assumersi impegni concreti nella lotta contro i cambiamenti climatici, contrastando il riscaldamento globale.
Lo avevano fatto anche i giovani dei FFF e le principali associazioni ambientaliste, ma una risposta ad un problema così grave, non può venire da un uomo che proviene dal mondo che questa situazione l’ha contribuita a creare
Dobbiamo contrastare questo sistema fondato sullo sfruttamento illimitato delle risorse naturali e dobbiamo farlo insieme Noi forze politiche e sociali ambientaliste, femministe, pacifiste e di sinistra, mettendo al centro le persone con i loro diritti e non i profitti di pochi, ripartendo da salute, ambiente e lavoro.
Siamo al punto di non ritorno.
O transizione o estinzione…
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