Il Ministro Franceschini riapre i Teatri
Il ministro Franceschini – e il governo Draghi – invece di promettere pericolose, demagogiche e improvvisate riaperture dei luoghi e delle attività culturali; invece di “aprire” l’intervento pubblico all’investimento in piattaforme per la cultura italiana – ma naturalmente col nome inglese – che avranno solo l’effetto disastroso di aumentare la desertificazione di questo paese e portare alla chiusura definitiva di tanti luoghi di produzione e fruizione culturale; invece di continuare ad “aprire” e condizionare la produzione culturale al mercato e al turismo, invece di “elargire” bonus che nulla risolvono nella vita concreta delle persone, dovrebbe dare ascolto e “aprire” i tavoli ministeriali ai lavoratori e alle loro richieste. I quali, oltre ad occupare piazze e teatri, hanno in questi mesi studiato ed elaborato proposte sulla loro condizione lavorativa e sulla necessità di riforme strutturali dei settori dello spettacolo.
Rifondazione comunista ha sempre sostenuto e sostiene le lotte per il riconoscimento dei diritti e della dignità del lavoro nei settori dello spettacolo e della produzione artistica.
Per affrontare la tragedia occupazionale causata dalla pandemia Rifondazione comunista chiede l’immediata istituzione di un fondo per la costituzione e l’erogazione mensile di un “reddito di emergenza” – a partire dal gennaio 2021 – per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dello spettacolo.
Ma Rifondazione comunista si batte per riforme strutturali che garantiscano alle lavoratrici e ai lavoratori della cultura ammortizzatori sociali, malattie professionali, infortuni sul lavoro, invalidità, ferie, formazione, maternità, disoccupazione, diritto alla pensione. Per mettere fine alle false partite iva che costringono artisti e lavoratori della cultura ad essere imprenditori di se stessi.
Il Prc si batte perché – fuori dall’emergenza – sia finalmente riconosciuto il carattere “intermittente”, precario e spesso “sommerso” del lavoro artistico e quindi perché sia istituito un fondo per garantire un “reddito di continuità” mensile a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori della cultura, a prescindere dal contratto di lavoro.
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