Intervento sulla Manifattura
Intervento Manifattura
Voglio iniziare il mio intervendo evidenziando che è stato portato in commissione questo atto di indirizzo, martedì 26 (atto d’indirizzo di cui abbiamo avuto copia solo tre o quattro giorni prima e solo perchè l’invio è stato richiesto dal consigliere Lenzi) per poi portarlo all’approvazione del Consiglio 2 giorni dopo. Il passaggio in commissione è stato evidentemente solo una formalità e di eventuali suggerimenti che le opposizioni avrebbero potuto fornire non interessa niente. Ci hanno detto che è solo un atto di indirizzo al quale seguirà un piano attuativo, ma che vuol dire? L’atto d’indirizzo dice cosa si potrà fare della e nella Manifattura e il Consiglio è chiamato ad avallare queste proposte.
Mi permetto poi una seconda osservazione: anche a me è parso singolare (l’ha detto il consigliere Lenzi prima di me) che il masterplan che ci è stato presentato in commissione fosse firmato dal rappresentante della sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici ing. Cecati, il quale era anche presente in commissione e ci ha presentato e illustrato l’atto stesso. Mi chiedo se non ci sia conflitto di interessi in questo. Da una parte sicuramente se il sovrintendente è coinvolto si presume che le funzioni previste siano compatibili, dall’altra però, visto che c’è anche un interesse specifico della sovrintendenza per una parte della struttura, mi chiedo se quanto fatto sia proprio corretto.
Fatte queste premesse a me pare che l’atto di indirizzo sia, da una parte, assolutamente generico e contemporaneamente preveda troppe funzioni: commerciale, produttivo, residenziale, culturale, direzionale…
Si prevede tutto, e non si indica ad esempio, in che quantità gli spazi dovranno essere occupati dall’una o dall’altra funzione, lasciando così ampio spazio agli interessi di eventuali investitori specifici. Il consigliere Ghilardi ha detto che è giusto che si siano inserite tante funzioni così da rendere più appetibile il complesso, io dico che si deve proporre ciò che serve, non ciò che si pensa sia remunerativo.
D’altra parte per quanto ci riguarda alcune previsioni non sono condivisibili, ad esempio il commerciale che secondo noi non dovrebbe essere previsto.
Ma soprattutto quello che non è chiaro è: quale visione complessiva e strategica della città l’Amministrazione abbia.
Si parla di spostare nella Manifattura gli Uffici comunali (tutti, alcuni?) e che ne è dell’ipotesi di trasferire gli uffici nel Palazzo della Provincia? E soprattutto una volta trasferiti gli uffici, quelli svuotati che destinazione potranno avere? Si dirà che questo non rientra nell’atto d’indirizzo della Manifattura, ma prima di votare un atto d’indirizzo sarebbe utile sapere cosa si pensa di fare degli edifici che si pensa di dismettere al fine di poter valutare se l’operazione è ragionevole o meno.
Così per quanto riguarda l’Agorà. Il sindaco durante una commissione cultura ha detto che l’Agorà troverà posto nella Manifattura e dell’Agorà si sa già cosa farne?
Secondo noi la città ha bisogno di alcuni “servizi” che potrebbero essere inseriti all’interno della Manifattura. Per esempio c’è bisogno di una palestra per le scuole superiori. I ragazzi delle scuole cittadine sono costretti a recarsi al Coni per fare la loro ora di attività fisica. Visto che la palestra Bacchettoni non è utilizzabile, si può prevedere una palestra all’interno della Manifattura?
Così come la città ha bisogno di spazi per le associazioni, per l’aggregazione.
E ancora: l’Asilo nido di Piazzale Verdi è fatiscente, pericolante, non ha spazi all’aperto (ora per la verità è chiuso) e la scuola elementare non versa in condizioni migliori. Questa parte della città avrebbe necessità di un polo scolastico adeguato, la si può prevedere nella Manifattura? Qui andrebbe fatto il polo scolastico, non certo a San Concordio.
Oppure si potrebbe prevedere la creazione di un centro per il recupero degli antichi mestieri.
Alcune di queste ipotesi facevano parte del vecchio progetto e sono state abbandonate perchè non commercialmente appetibili, ma vorrei ribadire un concetto già espresso: si deve capire ciò di cui la città ha bisogno e non ciò che può essere economicamente più vantaggioso.
Ultima questione i parcheggi e in questo caso sono consapevole che andrò un po’ controcorrente. In uno degli emendamenti al P.S. che avevo presentato, chiedevo che fosse eliminata la previsione di parcheggi in quest’area. In realtà nell’intervento che non mi è stato possibile fare, chiarivo che l’emendamento aveva lo scopo di ragionare su che funzione vogliamo dare a questi parcheggi dentro la Manifattura, con la consapevolezza che non era proprio del Piano strutturale definirlo. L’emendamento era funzionale ad avviare una discussione.
Approfitto di questa occasione per ragionarne in maniera più pertinente.
Innnanzi tutto questi parcheggi li lasciamo per i residenti o li apriamo per chi viene da fuori?
La risposta dipende da come intendiamo la qualità della vita di chi risiede in città e come vediamo il suo sviluppo futuro. E in questo senso dobbiamo ragionare del traffico dentro le mura.
Noi siamo per disincentivare l’uso delle auto nel cuore della città non solo per ragioni ambientali, ma anche per migliorare la qualità della vita e restituire vivibilità al centro e a tutta la città. Noi vorremmo che le vie e le piazze più importanti per bellezza, storia ed opportunità di sviluppo e riqualificazione fossero liberate dalle auto. In fondo questo è stato fatto per Piazza San Francesco, ma prima ancora per Piazza Grande, con grandi manifestazioni di protesta, ma alla fine Piazza Grande è molto più godibile così. E non mi sembra che il commercio ne abbia risentito.
In questa ottica, cioè di liberare spazi attualmente invasi dalle auto parcheggiate, può essere utile un parcheggio alla Manifattura, che sarebbe sicuramente meno impattante dei vari parcheggi sparsi qua e là, ma in sostituzione di altri, non in aggiunta e certo non a più piani come previsto nell’atto di indirizzo.
Concludendo: l’area della Manifattura deve rimanere una risorsa della città che possa essere utilizzata sulla base di bisogni realmente accertati, verificati e condivisi in un’ottica generale.
Vogli iniziare il mio intervendo evidenziando che è stato portato in commissione questo atto di indirizzo, martedì 26 (atto d’indirizzo di cui abbiamo avuto copia solo tre o quattro giorni prima e solo perchè l’invio è stato richiesto dal consigliere Lenzi) per poi portarlo all’approvazione del Consiglio 2 giorni dopo. Il passaggio in commissione è stato evidentemente solo una formalità e di eventuali suggerimenti che le opposizioni avrebbero potuto fornire non interessa niente. Ci hanno detto che è solo un atto di indirizzo al quale seguirà un piano attuativo, ma che vuol dire? L’atto d’indirizzo dice cosa si potrà fare della e nella Manifattura e il Consiglio è chiamato ad avallare queste proposte.
Mi permetto poi una seconda osservazione: anche a me è parso singolare (l’ha detto il consigliere Lenzi prima di me) che il masterplan che ci è stato presentato in commissione fosse firmato dal rappresentante della sovrintendenza ai beni architettonici e paesaggistici ing. Cecati, il quale era anche presente in commissione e ci ha presentato e illustrato l’atto stesso. Mi chiedo se non ci sia conflitto di interessi in questo. Da una parte sicuramente se il sovrintendente è coinvolto si presume che le funzioni previste siano compatibili, dall’altra però, visto che c’è anche un interesse specifico della sovrintendenza per una parte della struttura, mi chiedo se quanto fatto sia proprio corretto.
Fatte queste premesse a me pare che l’atto di indirizzo sia, da una parte, assolutamente generico e contemporaneamente preveda troppe funzioni: commerciale, produttivo, residenziale, culturale, direzionale…
Si prevede tutto, e non si indica ad esempio, in che quantità gli spazi dovranno essere occupati dall’una o dall’altra funzione, lasciando così ampio spazio agli interessi di eventuali investitori specifici. Il consigliere Ghilardi ha detto che è giusto che si siano inserite tante funzioni così da rendere più appetibile il complesso, io dico che si deve proporre ciò che serve, non ciò che si pensa sia remunerativo.
D’altra parte per quanto ci riguarda alcune previsioni non sono condivisibili, ad esempio il commerciale che secondo noi non dovrebbe essere previsto.
Ma soprattutto quello che non è chiaro è: quale visione complessiva e strategica della città l’Amministrazione abbia.
Si parla di spostare nella Manifattura gli Uffici comunali (tutti, alcuni?) e che ne è dell’ipotesi di trasferire gli uffici nel Palazzo della Provincia? E soprattutto una volta trasferiti gli uffici, quelli svuotati che destinazione potranno avere? Si dirà che questo non rientra nell’atto d’indirizzo della Manifattura, ma prima di votare un atto d’indirizzo sarebbe utile sapere cosa si pensa di fare degli edifici che si pensa di dismettere al fine di poter valutare se l’operazione è ragionevole o meno.
Così per quanto riguarda l’Agorà. Il sindaco durante una commissione cultura ha detto che l’Agorà troverà posto nella Manifattura e dell’Agorà si sa già cosa farne?
Secondo noi la città ha bisogno di alcuni “servizi” che potrebbero essere inseriti all’interno della Manifattura. Per esempio c’è bisogno di una palestra per le scuole superiori. I ragazzi delle scuole cittadine sono costretti a recarsi al Coni per fare la loro ora di attività fisica. Visto che la palestra Bacchettoni non è utilizzabile, si può prevedere una palestra all’interno della Manifattura?
Così come la città ha bisogno di spazi per le associazioni, per l’aggregazione.
E ancora: l’Asilo nido di Piazzale Verdi è fatiscente, pericolante, non ha spazi all’aperto (ora per la verità è chiuso) e la scuola elementare non versa in condizioni migliori. Questa parte della città avrebbe necessità di un polo scolastico adeguato, la si può prevedere nella Manifattura? Qui andrebbe fatto il polo scolastico, non certo a San Concordio.
Oppure si potrebbe prevedere la creazione di un centro per il recupero degli antichi mestieri.
Alcune di queste ipotesi facevano parte del vecchio progetto e sono state abbandonate perchè non commercialmente appetibili, ma vorrei ribadire un concetto già espresso: si deve capire ciò di cui la città ha bisogno e non ciò che può essere economicamente più vantaggioso.
Ultima questione i parcheggi e in questo caso sono consapevole che andrò un po’ controcorrente. In uno degli emendamenti al P.S. che avevo presentato, chiedevo che fosse eliminata la previsione di parcheggi in quest’area. In realtà nell’intervento che non mi è stato possibile fare, chiarivo che l’emendamento aveva lo scopo di ragionare su che funzione vogliamo dare a questi parcheggi dentro la Manifattura, con la consapevolezza che non era proprio del Piano strutturale definirlo. L’emendamento era funzionale ad avviare una discussione.
Approfitto di questa occasione per ragionarne in maniera più pertinente.
Innnanzi tutto questi parcheggi li lasciamo per i residenti o li apriamo per chi viene da fuori?
La risposta dipende da come intendiamo la qualità della vita di chi risiede in città e come vediamo il suo sviluppo futuro. E in questo senso dobbiamo ragionare del traffico dentro le mura.
Noi siamo per disincentivare l’uso delle auto nel cuore della città non solo per ragioni ambientali, ma anche per migliorare la qualità della vita e restituire vivibilità al centro e a tutta la città. Noi vorremmo che le vie e le piazze più importanti per bellezza, storia ed opportunità di sviluppo e riqualificazione fossero liberate dalle auto. In fondo questo è stato fatto per Piazza San Francesco, ma prima ancora per Piazza Grande, con grandi manifestazioni di protesta, ma alla fine Piazza Grande è molto più godibile così. E non mi sembra che il commercio ne abbia risentito.
In questa ottica, cioè di liberare spazi attualmente invasi dalle auto parcheggiate, può essere utile un parcheggio alla Manifattura, che sarebbe sicuramente meno impattante dei vari parcheggi sparsi qua e là, ma in sostituzione di altri, non in aggiunta e certo non a più piani come previsto nell’atto di indirizzo.
Concludendo: l’area della Manifattura deve rimanere una risorsa della città che possa essere utilizzata sulla base di bisogni realmente accertati, verificati e condivisi in un’ottica generale.
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