La truffa del debito pubblico
Il libro affronta in modo semplice e chiaro come il debito pubblico italiano non abbia nulla a che vedere con la spesa pubblica, e men che meno con la spesa sociale. Come il debito pubblico italiano sia gonfiato artificialmente a causa degli interessi da usura volutamente pagati dallo Stato agli speculatori. Il debito pubblico, infatti, è aumentato repentinamente a partire dal 1991, quando il ministro del Tesoro Andreatta decise, con l’allora governatore della Banca d’Italia Ciampi, di rendere autonoma la Banca d’Italia, obbligando così lo Stato a finanziare il proprio debito pubblico attraverso i mercati finanziari. A partire da quella data gli interessi pagati dallo Stato sono schizzati alle stelle e con essi il debito, che dal 60% è passato al 120% in pochi anni. L’esplosione del debito pubblico è diventata l’argomento per giustificare politiche di tagli e rigore. Così, dal 1992 la spesa pubblica è stata continuamente tagliata producendo un risultato straordinario: da quell’anno lo Stato registra un avanzo primario, cioè la spesa è regolarmente minore delle entrate, fatte salve le spese per interessi. In questo modo lo Stato è diventato in questi trent’anni una gigantesca idrovora che prende i soldi dalle tasche dei cittadini e li sposta nelle tasche degli speculatori e della rendita finanziaria. Il tutto è giustificato da un enorme debito pubblico che nulla ha che vedere con la spesa, perché è tutto integralmente dovuto agli interessi da usura che lo Stato paga agli speculatori. Il libro chiarisce i termini di questa gigantesca truffa e avanza proposte su come uscirne.
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