Lettera di Paolo Ferrero
Cari compagni e care compagne di Rifondazione Comunista,
innanzitutto buon 25 aprile e buon primo maggio.
Vi scrivo dopo la rielezione a Presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano. Si tratta di un esito che abbiamo contrastato e che è finalizzato alla costruzione di un governo tra PD e PDL (la prosecuzione del governo Monti e cioè il contrario di cosa avevano detto in campagna elettorale). Che ha prodotto una grave strappo costituzionale, trasformando nei fatti la nostra in una repubblica presidenziale. Non si era mai vista una contrattazione tra Presidente e alcuni partiti sulla sua elezione e non si era mai visto un Presidente che nei fatti minaccia le proprie dimissioni “davanti al paese” nel caso in cui il futuro governo non segua l’agenda da lui indicata. Se le elezioni avevano chiesto cambiamento, la risposta è stata l’arroccamento.
Noi abbiamo sostenuto in questi giorni l’unica scelta sensata e cioè di votare Rodotà: un Presidente che rappresentasse un segnale di ascolto alla domanda di cambiamento e contemporaneamente il volto migliore della società italiana. Per questo sabato abbiamo organizzato e partecipato alle manifestazioni contro la rielezione di Napolitano. La via che noi proponevamo non è stata imboccata. Questo la dice lunga sul centro sinistra, sul suo profilo politico e sul suo fallimento per quanto riguarda il cambiamento del paese, il rilancio della democrazia, una seria lotta contro le destre e le loro politiche. Il centro sinistra si è dilaniato nell’incapacità di ascoltare il paese, di delineare una alternativa politica e sociale e nei prossimi giorni si troverà a dar vita ad un governo di larghe intese che aumenterà le contraddizioni. Parallelamente il Movimento 5 Stelle si è dimostrato incapace ad utilizzare la propria forza per determinare un esito positivo a tutta la partita.
A questo fallimento occorre dare una risposta: perché larga parte dei giovani non ha un lavoro o è destinato al precariato a vita, milioni di famiglie non arrivano alla fine del mese, la politica del governo Monti non ha fatto altro che aggravare la crisi e produrre licenziamenti. Perché le tessere del PD stracciate o bruciate in piazza rappresentano plasticamente la disperazione di un popolo di sinistra che vorrebbe cambiare ma che non sa più come fare.
A questo tornante storico noi arriviamo in condizioni di estrema debolezza dopo la bruciante sconfitta elettorale di Rivoluzione Civile. Un risultato tanto più deludente perché si trattava di una scelta largamente condivisa nel partito e perché all’inizio della campagna elettorale, la candidatura di Ingroia aveva suscitato notevole interesse e forti speranze. Io penso che le elezioni le abbiamo perse in campagna elettorale. Per i compromessi a cui siamo stati obbligati nella costruzione delle liste ma soprattutto per l’incapacità – nella comunicazione televisiva – di mettere al centro la questione sociale e per la subalternità mostrata nei confronti del PD. Mentre eravamo entrati bene in campagna elettorale, mano mano che questa si è sviluppata, è venuta meno la ragione di fondo del voto per Rivoluzione Civile. Molti dei nostri o non hanno votato o hanno votato Grillo per dare un segnale di rottura.
Io penso che questa sconfitta è pesante ma non è la parola fine sulla nostra esperienza politica: per certi versi le elezioni le abbiamo perse proprio perché i nostri contenuti e il nostro progetto politico sono stati marginalizzati nella campagna elettorale. La sconfitta elettorale non mette in discussione le ragioni dell’esistenza di Rifondazione Comunista ma ci obbliga ad una forte innovazione, ad una svolta.
Non mette in discussione le ragioni dell’esistenza di Rifondazione innanzitutto perché il tema comunismo è più che mai attuale dentro questa crisi organica del capitale, che mostra appieno la sua incapacità a dare una risposta alle domande di democrazia, giustizia sociale e sostenibilità ambientale.
In secondo luogo perché Rifondazione Comunista rappresenta un tessuto di militanza e di intelligenza politica indispensabile per qualsiasi progetto di alternativa.
Per questo ritengo che – mentre il centro sinistra si disgrega insieme alla seconda repubblica – siamo chiamati ad una svolta, ad un salto di qualità.
Dobbiamo innanzitutto rimettere in piedi Rifondazione Comunista. Dobbiamo rilanciare l’iniziativa politica e sociale sui territori e riorganizzare il partito in un processo di rinnovamento adeguato ai compiti e alle risorse che abbiamo. Occorre superare ogni vincolo burocratico o i rimasugli correntizi. Occorre – nella difficoltà – ricostruire il senso di appartenenza a Rifondazione Comunista e parallelamente aprirci verso l’esterno, non chiuderci nelle nostre stanze. Per questo – pur con vari dissensi – abbiamo scelto di non fare il congresso subito: ci saremo trovati con 4 o 5 documenti, con spinte centrifughe a destra e a sinistra, in un congresso lacerante e ripiegato su se stesso. Un congresso che avrebbe – quello si – affossato il partito. Abbiamo deciso al contrario di fare uno “straordinario congresso” che intrecci tre elementi: la ripresa immediata del lavoro politico, un forte lavoro di riflessione articolato in convegni e seminari, la ridefinizione del modo di funzionare di Rifondazione e dello stesso modo di fare il congresso in modo che non sia calato dall’alto ma un percorso partecipato. Arriveremo quindi entro l’anno a fare il congresso ma in tempi e modi tali da preservare e rafforzare la nostra comunità, non di indebolirla ulteriormente.
Il rilancio di Rifondazione Comunista per noi deve procedere di pari passo con la proposta di costruire un soggetto unitario della sinistra, antiliberista, alternativo alle destre come al centro sinistra, da costruire su basi democratiche sul principio una testa un voto. Abbiamo sempre detto che Rifondazione è necessaria ma non sufficiente e questa è la nostra bussola. Rilanciamo quindi il progetto di Rifondazione Comunista e parallelamente proponiamo a livello nazionale e territoriale la costruzione di un processo unitario a sinistra, che sia democratico e non di vertice: abbiamo provato prima con la Federazione della Sinistra e poi con Rivoluzione Civile e abbiamo visto che gli accordi di vertice non funzionano, è necessario il pieno coinvolgimento dei compagni e delle compagne.
Oggi vi sono in campi vari progetti di aggregazione a sinistra, che esprimono progetti politici diversi e rischiano di essere tra loro escludenti, consolidando l’attuale diaspora della sinistra. Noi Comunisti dobbiamo avere un orientamento chiaro: in primo luogo dialogare ed interloquire con tutti questi processi e con il complesso delle forze che a sinistra si muovono sul terreno antiliberista e si pongono l’obiettivo di costruire l’opposizione al prossimo governo di larghe intese. In secondo luogo proporre a tutti la costruzione dell’opposizione e di un processo unitario di sinistra – fatto su basi democratiche e partecipate – che metta al centro il contrasto alle politiche europee e la connessione con le altre forze della sinistra europea. Noi ci battiamo per costruire un nuovo spazio pubblico unitario della sinistra di alternativa, per la costruzione in Italia della sinistra europea, sulla scia di Syriza, del Front de Gauche, di Izquierda Unida.
E’ quindi necessario che i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista operino per il rilancio del partito: Attraverso una svolta nella sua vita interna e nella capacità di costruire un movimento popolare di opposizione alle politiche neoliberiste. Attraverso la costruzione di un percorso di aggregazione della sinistra antiliberista. Questi sono i due cardini su cui far marciare oggi la nostra proposta politica. In questa direzione vi invito sin da subito ad organizzare la partecipazione la più larga possibile alla manifestazione indetta dalla Fiom per il 18 maggio prossimo.
Saluti Comunisti
Paolo Ferrero
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